“Due concerti da intenditori animano a Velletri
le domeniche dei ponti tra 25 Aprile e primi di Maggio”
Nelle due domeniche 27 Aprile e 4 Maggio per la stagione “Il Suono di Liszt a Villa d’Este”, che ormai da sei anni anima le mattine domenicali nell’Auditorium Romina Trenta di Velletri, l’Associazione Colle Ionci di Valeriano Bottini, in collaborazione con FONDARC e con il contributo della Regione Lazio, ha proposto due concerti con programmi preziosi per chi voglia arricchire la propria cultura musicale. Parliamo ovviamente della grande musica, quella definita “classica”, non però di quella più conosciuta – potremmo dire scontata – ma piuttosto con una scelta ricercata e coraggiosa in un repertorio meno frequentato e pure moderno, novecentesco, e proposta per di più, in modo ulteriormente anticonformista, con un pianoforte antico del 1879, coerentemente al titolo dell’edizione 2025 che recita “Con l’antico riscopriamo anche il moderno”. Come spiega il conduttore e curatore dei concerti matinée Giancarlo Tammaro e come scritto nei programmi di sala, si intende infatti proporre musica moderna, quanto meno novecentesca, usando uno strumento antico per ascoltare i brani più noti con una sonorità diversa e anche per conoscere brani nuovi o di non frequente esecuzione: allargare in sostanza la propria cultura musicale, anche grazie a note storiche e di costume sulle musiche e sui motivi del loro inserimento nei programmi.
Abbiamo così ascoltato domenica 27 Aprile un duo violino e pianoforte di Cristina Papini e Andrea Napoleoni, molto affiatato e convincente nelle interpretazioni, affrontare prima la Sonata in Sol di Maurice Ravel del 1927, poi l’ancor più inconsueta Sonata di Francis Poulenc del 1942 e infine la Sonata n.2 di Sergej Prokofiev del 1944. Agli echi di Blues che risuonavano nel 2° movimento della Sonata di Ravel, seguivano nel movimento centrale di quella di Poulenc le vaghe suggestioni di un suono di chitarra flamenca in omaggio a Garcia Lorca, alla cui memoria la Sonata è dedicata; a chiudere, la Sonata di Prokofiev, composta durante la seconda Guerra Mondiale, era forse quella più conosciuta anche perché diffusa a suo tempo dal grande David Oistrak, cui è dedicata. Anche qui è particolarmente toccante il terzo movimento Andante, che l’autore stesso definiva “momento di calma luminosa e trasparente per rischiarare i giorni cupi della guerra”, come ricordato nel programma di sala. Toccante è stata la scelta del bis che hanno fatto gli artisti, dedicando alla memoria di Papa Francesco, il cui funerale avevano incrociato arrivando a Roma il giorno prima del concerto, l’Ave Maria di Astor Piazzolla: giustamente un compositore anch’egli argentino di origine italiana e con un brano dedicato alla Madonna, cui il Papa era devotissimo.
La successiva domenica 4 Maggio era la volta di un programma particolarissimo dal titolo “Il fantasma del Valzer nell’Europa del ‘900” proposta dal pianista Michelangelo Carbonara di concerto con la direzione artistica: una vera sventagliata di tanti brevi valzer composti nella prima metà del ‘900 da vari autori europei, tutti brani di carattere diverso e particolare per far sentire come un genere musicale, che tanto era stato diffuso ed importante da influenzare perfino il corso della storia, era ormai giunto alla fine del suo periodo d’oro e veniva trattato ora con nostalgia, ora con rimpianto, ma anche deformato in modo caricaturale o addirittura alienante. C’era così un delizioso “Valzer campestre” di Gino Marinuzzi (quello che De Andrè aveva trasformato nella sua canzone “Valzer per un amore”) ma anche il valzer burattinesco di Stravinsky in Petrouchka, poi altri di Bartok, Schoenberg, Debussy, Poulenc, Prokofiev, fino al celebre Valzer n.2 di Schostakovich. Tutto questo gruppo di brevi valzer, alcuni di ascolto veramente raro, era preceduto dai “Valses nobles et sentimentales” e seguito infine da “La valse”, entrambe composizioni più lunghe e impegnative di Maurice Ravel, sempre in tema coi suoi 150 anni dalla nascita. L’interprete si è mosso agilmente e con proprietà di accenti in questo programma di autori e di caratteri così variegati e chiaramente impegnativo per l’interpretazione, regalando al pubblico l’opportunità di saggiare un repertorio veramente ricercato e inusuale. Per un piccolo cenno di ricordo anche del “Re del Valzer” Johann Strauss Jr per i suoi 200 anni dalla nascita ma che essendo dell’800 era fuori tema, il Carbonara ne proponeva come fuori programma una breve e deliziosa Polka.
Nel complesso, quindi, due concerti veramente da intenditori, ideali per un pubblico desideroso di accrescere veramente la propria cultura musicale, e per i quali vanno elogiati la competenza e il coraggio degli organizzatori: scelte del genere è difficile incontrarle anche presso grandi istituzioni.
by Nick da Rocca